Il mio volontariato in ospedale

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Il mio volontariato in ospedale

Faccio parte della famiglia KIM da 13 anni e da qualche anno sono la coordinatrice dell’ambito Scacciapensieri, che si occupa di seguire i bambini e le mamme in tutto il periodo del ricovero in ospedale.

Ci piace pensare che questo ambito sia il “braccio”, il prolungamento di KIM in ospedale!  KIM, infatti, non è solo la Casa di via di Villa Troili. KIM è una famiglia allargata, che è presente e segue i suoi amici anche e soprattutto in quello che è il momento più difficile del loro soggiorno in Italia, cioè il periodo passato in ospedale. Il nostro obiettivo è quello di non farli sentire soli o smarriti, al contrario seguirli e sostenerli, in Casa come in ospedale.

Chiunque di noi abbia avuto esperienze di ricovero sa quanto possa essere faticoso e a volte alienante il ritrovarsi h 24 all’interno di stanze illuminate al neon, con mille incognite e paure. I nostri amici vivono delle oggettive difficoltà aggiuntive, legate all’ostacolo della lingua, delle abitudini e delle differenze culturali e organizzative. Senza contare le preoccupazioni che gravano sui loro cuori (soprattutto su quelli delle mamme), avendo lasciato tutto, case, famiglie, paesi di origine, lavoro, per intraprendere un vero viaggio della speranza. Ecco, noi cerchiamo di alleviare questi pesi. Cerchiamo di rendere il loro percorso ospedaliero più sereno.

Al momento nel nostro ambito ci sono una decina di volontari che si recano nei vari poli ospedalieri, andando a giocare con i bimbi, facendo compagnia alle mamme e accertandosi che non abbiano bisogno di nulla. Di volta in volta ci troviamo ad affrontare situazioni molto diverse, a volte più leggere e a volte decisamente più complesse e dolorose: la paura che precede un intervento, un postoperatorio particolarmente doloroso, una vittoria o una sconfitta, i timori, i dubbi e le insicurezze che “abitano” quei momenti, tutto questo è all’ordine del giorno. Di volta in volta noi volontari cerchiamo di affrontare tutto con amore e grande tatto, nel rispetto degli stati d’animo e delle sensibilità di chi abbiamo di fronte.  Mentre scrivo queste parole, nella mente corrono veloci tanti ricordi, volti, lacrime e sorrisi. Non sempre è facile, non sempre va tutto bene…ma veramente i bambini e le loro mamme ci danno sempre prova di enorme coraggio ed equilibrio, testimoniando anche una solidarietà tra di loro che commuove e vola alta sopra ogni differenza culturale o religiosa.

Proprio pochi giorni fa ho vissuto un momento dolcissimo con un bimbo, un episodio che ha veramente “incarnato” una frase che in KIM ripetiamo spesso e cioè “permettiamo ai bambini malati di essere bambini”. Ero andata in ospedale a trovare un bambino vietnamita ricoverato in oncoematologia. Quando sono entrata in stanza l’ho trovato lì seduto nel suo lettino, tutto raggomitolato, con la mascherina e una piccola macchinina tra le mani. Abbiamo iniziato a giocare un po’, poi alla domanda “hai bisogno di qualcosa?”, lui ha detto subito di no ringraziando. Poi però, abbassando lo sguardo e con un filo di voce ha aggiunto tra sé e sé “…se solo potessi avere qualche giochino in più…”. Mi sono commossa, aveva ragione!! Era sì un bimbo in ospedale, ma pur sempre un bimbo e quindi era giusto che giocasse! Ecco, noi in fondo cerchiamo di fare questo: cerchiamo di aiutarli ed accompagnarli nelle cure mediche, senza mai dimenticare che hanno il pieno diritto di rimanere bambini. Ci muove il desiderio di vederli guariti e di liberarli dalla paura, il contribuire in qualche misura e in modo attivo a dargli un futuro più sereno, senza voltarci dall’altra parte. Questo fa l’ambito Scacciapensieri, questo fa KIM.