La KIM ai tempi del Coronavirus
Il silenzio!
Ciò che davvero colpisce è il rumore del silenzio. La Casa per com’era prima di questa brutta avventura è solo un ricordo. È un po’ come se mancassero le fondamenta sulla quale si appoggia, ovvero la presenza dei volontari. Allegria, colore, voci, risate, incontri: è come se tutto si fosse congelato in attesa che un sole forte, caldo e pulito possa risvegliare ogni cosa.
Lo sguardo dei bambini: anche quello sembra essere cambiato. I loro occhi sembrano chiederci cosa sta succedendo e perché niente è più come prima. Non ci sono più i giochi di gruppo, le tavolate piene di disegni da colorare fatti coi volontari, il via vai di persone o le corse per i corridoi.
Nella quotidianità cerchiamo però di tenere saldo nelle mani quel filo di continuità utile a non perdere la direzione, che da sempre è quella del prendersi cura dei nostri bambini e delle loro mamme, come in famiglia.
Mi rendo conto di quanto sia facile farsi sopraffare dalla contingenza del momento, ma anche quanto sia invece indispensabile trovare lucidità e tempo per l’ascolto. Le mamme che hanno perso sorrisi sono la fotografia forse migliore che esprime questo momento. Mi immagino, ma forse non fino in fondo, l’angoscia nel trovarsi strette tra la malattia del figlio, la lontananza dalla famiglia e la paura di un altro nemico, invisibile, che in questo isolamento le obbliga a non poter uscire, a fare i conti ovviamente con la paura. Proprio in questi giorni una mamma mi ha detto: “Quando tornerò a casa la prima cosa che farò sarà baciare la mia terra appena scesa dall’aereo”.
Quello che farò io sarà riabbracciare i bambini uno per uno.
Perché rimpiango, seduto davanti al mio pc mentre li guardo da lontano, tanti gesti di contatto così naturali. Mi dico che è giusta ogni attenzione, che ogni precauzione significa la loro sicurezza, che in fondo i nostri sono comunque bambini fortunati per aver avuto una possibilità in più rispetto ai tanti nel mondo.
Mi sento più forte sapendo che i nostri volontari non ci hanno abbandonato, anzi si sono reinventati! Chi porta la spesa, chi fa una donazione, chi cuce mascherine, chi accompagna quei bimbi che necessariamente fanno terapia in ospedale, chi racconta fiabe in video, chi compra la lana per le mamme, chi fa il passaparola, chi ci telefona anche solo per sapere come va, chi…
Mi piace immaginare che tutti noi stiamo già in qualche modo volando, proiettati con l’immaginazione a quando questi giorni saranno solo un ricordo, allora forse ci sentiremo cambiati dal di dentro, capaci finalmente di assaporare ogni piccola cosa che la vita ci offre e darne significato. Sarà quello il momento per dimostrarlo e di comprenderlo nel calore di un abbraccio.
La testimonianza di Corrado Roda, operatore del Centro d’Accoglienza “Casa di KIM”.