Tutti a scuola

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Tutti a scuola

Oltre la malattia: primi giorni di scuola per i bambini dell’Associazione KIM.

Grazie alla disponibilità degli Istituti Scolastici del Territorio, i bambini malati e in fuga dalla guerra, ospitati dall’Associazione KIM, hanno incominciato in queste settimane il loro percorso scolastico, al fianco dei propri coetanei.

“Si sono subito abbracciate, non ci potevano credere. Hanno reagito così Mitu e Aya –  nate l’una in Bangladesh e l’altra in Marocco, 6 e 8 anni fa  – quando gli operatori dell’Associazione KIM hanno dato loro la grande notizia: potrete andare a scuola! Un’emozione mai provata perché, a causa della condizione di grande fragilità e malattia, la loro quotidianità è sempre stata molto diversa da quella degli altri bambini e sono sempre rimaste a casa o in ospedale. Felicia e Denis, invece, a scuola ci andavano eccome. Ma la guerra in Ucraina e l’impossibilità di trovare le giuste cure in Nigeria, li hanno strappati da un giorno all’altro dal loro Paese e dai loro amici.

La conferma, per tutti loro, è arrivata in questi giorni, al termine di un lungo lavoro che ha visto l’Associazione KIM fortemente impegnata perché i bambini ospitati nel suo Centro d’Accoglienza, e con una prospettiva di permanenza ancora lunga in Italia, potessero essere inseriti in classe. Il sostegno del Municipio Roma XII e la disponibilità degli Istituti del territorio non si è fatta attendere: Aya e Mitu sono iscritte in prima e in terza elementare all’Istituto  Pino Puglisi – Plesso Emanuela Loi.  Denis ha incominciato la prima media all’Istituto Nelson Mandela – Plesso “Renato Villoresi” e Felicia, dopo un corso di italiano di soli due mesi e un eccellente esame di terza media con relativo 10 in matematica, sostenuto fra cure e interventi, si è iscritta al primo anno del Liceo Scientifico Malpighi.

“Garantire ai bambini e ai ragazzi che ospitiamo questa opportunità – spiega Elena Stefanini che, alla KIM, si occupa dei Progetti – è per noi parte della cura a tutto tondo che cerchiamo di offrire. Andare a scuola, imparare, coltivare la propria creatività insieme ai coetanei – continua – è uno strumento irrinunciabile per costruire un futuro sereno. Quando arriva la malattia nella vita di un bambino la cosa più difficile, per lui o lei e per tutta la famiglia, è restare attaccati alla quotidianità. Ancor più se il bambino vive lontano dal suo Paese, in un contesto sociale, linguistico, culturale completamente diverso. I ritmi della giornata sono scanditi da visite, prelievi, analisi e i bambini spesso si perdono. Ma c’è una cosa che li tiene ancorati alla loro condizione di bambini: la voglia di scoprire, di accedere al sapere, di incuriosirsi e di volare. Oltre la malattia”.

Anche negli anni scorsi diversi ospiti dell’Associazione hanno frequentato le scuole del territorio o sono stati inseriti nel progetto della “Scuola in ospedale” dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Grazie all’impegno volontario di un gruppo di insegnanti di grande esperienza poi, tutti i bambini accolti sono comunque sempre seguiti nell’apprendimento della lingua italiana e sostenuti nello studio delle altre materie. Le maestre di KIM non hanno mai abbandonato la loro attività seguendo i bambini con appuntamenti virtuali a distanza, persino nel momento del lock down.

L’attenzione allo sviluppo integrale dei bambini accolti e alla continuità del loro percorso educativo è da sempre un punto centrale per l’Associazione KIM. Se difendere il diritto alla salute significa coltivare quello stato di completo benessere fisico, mentale e sociale di cui, già nel 1946, parlava la Conferenza internazionale della Sanità di New York, troppo spesso succede proprio il contrario: chi è gravemente malato o invalido e non riceve l’assistenza sanitaria che gli spetterebbe, resta escluso da ogni contesto sociale e vede negato anche il suo diritto a imparare e andare a scuola.

La difesa del diritto alla cura e la difesa del diritto all’educazione fanno allora, davvero, parte dello stesso percorso di giustizia. Aya e Mitu, forse, lo capiranno fra qualche anno. Ma nella loro gioia c’è un po’ tutto questo.