Per il quarto anno consecutivo l’estate di KIM offre a giovani – Scout e non solo – l’opportunità di trascorrere alcuni giorni impegnati in campi di servizio: un’esperienza legata “al fare” (tra attività di manutenzione e tempo dedicato ai bambini accolti), ma anche “al pensare”, con momenti di confronto, testimonianze e incontri di formazione. Fra luglio e agosto, circa ottanta ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia e dall’esterio (quest’anno, in particolare, Spagna e Messico), parteciperanno così alle attività di KIM, in difesa del diritto alla cura. Si tratta di un impegno in cui l’Associazione crede da sempre, tanto da averlo inserito fra i punti fondamentali della propria missione come “diffusione della cultura dell’integrazione, della solidarietà e del volontariato”. L’articolo che segue, scritto proprio da un giovane volontario che si sta avviando alla carriera di giornalista, è una bella conferma di essere sulla strada giusta nella costruzione di un futuro migliore: non è poco, tanto più in questo momento buio. E siamo felici di condividerlo con voi.
Casa di KIM: Dove rinasce il sorriso
di Simone Bertolini
(Nella foto, Simone con un bambino accolto all’Associazione KIM)
L’Associazione Kim è una onlus che nasce a Roma nel 1997.
La casa di Kim è una casa differente dalle altre, una casa in cui non risuona il classico rumore delle televisioni accese o dei telefoni che squillano, bensì solo il suono nitido della voce e delle risate dei bambini e dei tanti volontari che, ogni giorno, li affiancano e li sostengono, instaurando rapporti autentici destinati a durare nel tempo. Uno scambio prezioso di emozioni e storie che alleggeriscono il cuore in un presente dove la pace è minata dalla guerra e la gioia soffocata dal dolore e la sofferenza. I bambini presenti all’interno della struttura provengono da diversi Paesi e ciò che li accomuna è il forte desiderio di ricostruire un pezzo di normalità, pur dovendo fronteggiare una quotidianità difficile, scandita dalle varie cure e terapie offerte dall’ospedale Bambino Gesù di Roma.
Bambini che, seppur nati e cresciuti in nazioni diverse, si esprimono con un linguaggio universale fatto di amore, solidarietà e pace.
Sono entrato per la prima volta alla casa di Kim nel 2022, grazie ad un percorso di PCTO organizzato dalla scuola: la mia prima comparsa è stata piuttosto timida, non sapendo concretamente quale sarebbe stata la realtà con cui mi sarei relazionato.
Ma di lì a poco, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, ho cominciato pian piano a seminare ciò che avevo dentro. E oggi, a distanza di tempo, sento germogliare quei semi di amore, dedizione e ascolto.
Il sorriso, la fiducia e l’affetto di ogni bambino, assieme al prezioso contributo dei volontari, è ciò che serve realmente per cercare di costruire un futuro migliore da donare ad ogni bambino e all’umanità intera.
Nella casa di Kim, ho conosciuto moltissime persone che mi hanno trasmesso tanto, insegnandomi che il singolo contributo può fare un’enorme differenza: fra queste, ricopre un ruolo di fondamentale importanza Salvatore Rimmaudo e il presidente dell’Associazione Kim, Paolo Cespa. Entrambi, fin da subito, hanno mostrato grande fiducia, inclusione e preparazione verso giovani e giovanissimi, organizzando anche incontri mensili con figure di grande rilievo come vertici dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, medici con anni di esperienza in Africa e volontari con storie commoventi.
Ciascuno di essi, condividendo la sua esperienza, ha arricchito la mia visione del mondo, permettendomi di acquisire una preziosa consapevolezza che non avrei mai assorbito se non fossi entrato a contatto con le iniziative proposte dall’associazione KIM.
In questi tre anni ho compreso che l’empatia è un linguaggio universale e che, a volte, una fiaba letta a voce alta, un disegno o un sorriso possono realmente fare la differenza e cambiare la giornata di una persona, innescando un effetto domino di sorrisi, gioia e condivisione.
Grazie a queste iniziative ho capito che fare volontariato non è un sacrificio, ma un privilegio. Il volontariato è stato, ed è tuttora per me, un Eden di innocenza, purezza e spontaneità… uno dei pochi luoghi dove è ancora possibile essere sé stessi e sentirsi liberi da ogni pregiudizio e aspettativa.
Mi piace molto, infatti, il nome dell’Associazione Kim: la parola “casa” allude a quel senso di intimità, sicurezza e libertà, tutte sensazioni che ho avuto la fortuna di sperimentare in prima persona all’interno della struttura.
Fare volontariato è come accendere una candela al buio, non cancella l’oscurità, ma crea una luce attorno a sé, e può ispirare altri ad accendere la loro.
Grazie, casa di Kim, per accendere ogni giorno una speranza viva nella vita di ogni bambino, concedendogli il diritto di sognare e di sentirsi amato.
Con affetto,
Simone. (Instagram: simone.bertolini06)