Da poche settimane, come alcuni di voi sanno, con noi all’Associazione KIM c’è un bambino palestinese sfuggito alla morte, insieme a sua madre. L’impronta dell’orrore è nel suo corpo e nella sua mente.
Dal nostro osservatorio particolare di realtà che accoglie bambini in emergenza sanitaria, noi di KIM continuiamo ad assistere impotenti al genocidio. Pensavamo di aver visto tutto. E invece la catastrofe umanitaria, le deportazioni, le operazioni militari e i bombardamenti si stanno allargando al di là dell’immaginabile.
Di fronte a tutto questo non ci stanchiamo di dichiarare il nostro sdegno e unire la nostra voce a quella di coloro che chiedono:
- un cessate il fuoco immediato
- la fine delle violazioni dei diritti umani, delle deportazioni di civili, dell’uso della fame e della sete come armi di distruzione di massa, della distruzione di ospedali e di infrastrutture
- il rilascio degli ostaggi
- la fine delle politiche di occupazione illegale
- il rispetto del diritto internazionale.
Chiediamo che gli Stati, compreso ovviamente lo Stato Italiano, al di là di dichiarazioni verbali più o meno chiare, adottino provvedimenti concreti e definitivi e sospendano ogni trasferimento di armi e ogni sostegno diretto o indiretto, economico, commerciale e politico che possa contribuire alla violazione dei diritti umani e al genocidio in atto.
Chiediamo il pieno riconoscimento dello Stato Palestinese e, mentre sempre più la società civile sente di non poter rimanere in silenzio, dichiariamo il nostro sostegno in favore dell’azione nonviolenta della Global Sumud Flotilla, chiedendo la protezione delle attiviste e degli attivisti che, in questi giorni, stanno partecipando alla missione, così come la protezione dei giornalisti e di tutti gli operatori impegnati a vario titolo nel sostegno della popolazione stremata.
L’Associazione KIM